Archive for the 'Pubblicità' Category

ADV forever: Google abbandona il pay nei contenuti video

Mentre vai al mare il mondo non si ferma. Fra le centinaia di notizie interessanti di questa estate l’annuncio di Google che abbandona la vendita di contenuti su Google Video mi ha colpito. Era chiaro che non si trattasse di una fonte di revenue interessante e che i tempi di maturazione fossero lunghi ma l’abbandono dopo così poco tempo è segno che i modelli non basati sull’advertising sono in disuso.

Portali che facciano utili vendendo contenuti online sono praticamente inesistenti. Il più importante (iTunes) non fa certo soldi con la vendita dei contenuti… almeno per ora non sembra un modello di business possibile… e anche i nuovi progetti di vendita di contenuti audio online puntano all’adv based.

Per la vendita di contenuti video la vedo sempre più dura… almeno nel breve (Internet sul televisore di tutte le case cambierà le cose).

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Quale sarà il ruolo della pubblicità video su Internet ?

Oggi la pubblicità su Internet in Italia rappresenta circa il 5% del mercato complessivo pubblicitario. In alcuni Paesi questa percentuale ha già superato la soglia del 10% – in UK siamo ormai al 13% – ma il formato video ha un ruolo abbastanza limitato. eMarketer afferma che nel 2007 arriverà a rappresentare il 3,6% della pubblicità online.

us-online-video-adv.gif

E’ chiaro che i driver per lo sviluppo di questo formato sono la diffusione di contenuti video (UGC, NetTV, ecc.) e la diffusioni di connessioni banda larga che permettano prestazioni tali da non intasare la connessione degli utenti.
Nella maggior parte dei casi i portali UGC sono ancora in una fase di sperimentazione dell’adv video; la NetTV è ancora in fase beta, se non alfa, mentre la banda larga è stata ormai adottata dalla maggior parte degli utenti Internet ma con una velocità ancora abbastanza contenuta – i cable operator offrono spesso 2Mb e le ADSL che promettono di più spesso sono anche più lente – e, in quasi tutti i Paesi, ci sono aree senza possibilità di accedere alla banda larga.

Siamo proprio nel mezzo del guado e in realtà le previsioni di eMarketer mi sembrano molto prudenti: si aspettano che nel 2010 la pubblicità online rappresenterà il 9,8% di tutta la pubblicità online ed il 3,6% di quella televisiva. In realtà, tutto dipenderà dalla velocità di adozione di set top box che permetteranno di accedere ai contenuti via Internet e questo, a mio parere, sarà lento nei prossimi anni ma a partire dal 2009/2010 ci sarà una “quasi boom”; dico “quasi boom” perché non si tratterà certo di un fenomeno di massa, Internet avrà quasi 30milioni di connessioni in Italia ma quanti saranno attirati dai contenuti video di Internet sul televisore è un’altra faccenda.

Un argomento da approfondire.

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Pubblicità in Italia maggio 2007

Nielsen ha pubblicato i dati di maggio 2007: il mercato della pubblicità in Italia si è ripreso, o quasi, o per nulla. Nei primi 5 mesi dell’anno, c’è stata una crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precendente… +0,1%, un po’ pochino. Dall’inizio dell’anno è comunque il primo dato non negativo.

Il mercato è frenato dagli investimenti sulla televisione che hanno fatto registrare un bel -2,7%. Chissà se piano piano riuscirà a recuperare durante l’anno; nei primi 3 mesi aveva fatto -4,5%, poi aprile a -2,9, maggio -2,7…

Internet ovviamente continua a correre +42,5%

adv-ita-maggio07.png

Per quanto riguarda gli altri settori, la stampa e radio vanno bene, mentre il cinema (-16,5% ma il perimetro è cambiato rispetto all’anno scorso) e le affissioni (-4,9%) sono sempre negative.

Mi sorprende soprattutto quanto regga la stampa in questo periodo, sarebbe interessante sapere quanto budget della televisione si è riversato sulla stampa a causa delle riduzioni degli investimenti e quanto su Internet a fini di maggior interesse del media.

D’altra parte le ore destinate alla TV sono sempre in calo e quelle passate su Internet in crescita.. anche se il tempo Internet spesso citato dalle presentazioni Nielsen include anche il tempo dedicato all’utilizzo di client software come Microsoft Messenger, eMule, Skype … che non sono certo la stessa cosa della navigazione su pagine web.

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Pubblicità negli User Generated Content

Stavo scrivendo un post su queste previsioni di eMarketers del mercato UGC, ma Tommaso Tessarolo mi ha preceduto, quindi vado al sodo.

mercato_ugc_mondo

Gli 8 miliardi di dollari di pubblicità derivata dagli UGC nel 2011 non sono poi così tanti… e stiamo parlando di mercato mondiale. Inoltre, sono la metà della pubblicità online negli Stati Uniti oggi (2006) e la quota statunitense di questi 8 miliardi di dollari sarà di oltre il 50%.

mercato_ugc_usa

E’ chiaro che i mercati nazionali avranno un ruolo molto limitato (soprattutto quelli non di lingua inglese), ma ci saranno comunque grandi potenzialità negli User Generated Content.
A mio parere, le questioni fondamentali sono:

  • la possibilità di creare contenuti video che nessuno trasmetterebbe alla televisione perché poco appealing per un mercato di massa (banale effetto long tail)
  • crollo delle barriere all’entrata per produzioni video grazie ai costi ormai irrosori
  • la disintermediazione nella pubblicità online; questo è il punto che considero fondamentale. Se ci sarà una completa libertà di creare tipologie di contenuti che fino ad oggi non hanno avuto spazio sui media tradizionali perché scomodi o rischiosi dal punto di vista pubblicitario, ci sarà veramente la possibilità di vedere crescere dei canali video User Generated Content ed in generale SemiPro (o ProAm). Questo sarà possibile grazie al fatto che gli investimenti pubblicitari su Internet non sono, come per i media tradizionali, legati a doppio nodo alla tipologia di contenuto (non viene fatta pubblicità perché il contenuto o il produttore sono rischiosi, non sono in linea con l’investitore o altre motivazioni non rilevanti dal punto di vista dell’efficienza della campagna) ma sono in buona parte decisi dalla piattaforma software che effettua scelte solo sulla base della maggiore efficienza dell’investimento.

Per concludere, potremmo valutare quanto potrebbe valere il mercato pubblicitario online in Italia nel 2011. Facendo due percorsi diversi mi è ritornata praticamente la stessa cifra, prima ho mantenuto le proporzioni attuali fra il mercato statunitense e quello italiano , poi ho provato a partire dagli 8 miliardi di dollari e sono arrivato alla quota italiana. In entrambi i casi mi risulta una cifra nell’ordine dei 140 milioni di dollari (e non mi sembrano pochi).

A mio parere, il grado di libertà che ci sarà in futuro nel creare contenuti e nel raccogliere pubblicità senza doversi preoccupare di linee editoriali ma solo dell’audience, determinerà una parte del successo di questo mercato.

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La corsa dei client video

Nell’ultimo anno sono state avviate numerose iniziative legate ad un client video: lo scopo è diventare il telecomando della futura NetTV, sostanzialmente fungono da aggregatori di contenuti e offrono funzionalità di community tipiche Web2.0.
E’ chiaro che chi riuscirà a definire uno standard – nel senso di punto di riferimento per gli utenti – avrà un forte potere sul futuro mercato della televisione non lineare.

Possiamo provare a definire due filoni principali di questa corsa al client: da una parte gli aggregatori aperti e dall’altra aggregatori chiusi. Nel primo caso si tratta di iniziative che non acquistano contenuti o comunque non realizzano particolari accordi con chi possiede i contenuti ma piuttosto rendono disponibile quello che è già liberamente accessibile su Internet. Al contrario, gli aggregatori chiusi invece sono alla ricerca di contenuti di qualità da inserire sulla propria piattaforma.

Quindi, i primi si configurano più come dei motori di ricerca evoluti per i contenuti video, mentre i secondi sono più simili ai broadcaster televisivi; ovviamente nasceranno – esistono già – modalità intermedie.

Questa definizione potrebbe non essere corretta al 100%, ma ci è utile per capire la differenza fondamentale nei modelli di business che sono legati mani e piedi a come viene gestita la pubblicità. Adobe Media Player offre una piattaforma che permette di gestire la pubblicità a chi possiede il contenuto, Veoh TV aggrega video esistenti che possono avere la loro pubblicità già all’interno, oltre ad inserire della propria pubblicità; infine, Joost e Babelgum gestiscono direttamente tutta la piattaforma pubblicitaria; questa differenza è sostanziale.

Quale modalità preferiranno i Broadcaster, Major cinematografiche e produttori di contenuti in generale ? Controllo diretto sulla pubblicità o disintermediazione da parte dei new comer ? Oppure tutte le modalità saranno sfruttate ma differenziate per target ?

Il passo successivo di tutti questi strumenti è ovviamente quello di uscire dal PC e atterrare sul televisore, fino a quando questo accadrà il valore di questo mercato non potrà esplodere, soprattutto a livello nazionale.
La TV tradizionale, sebbene perda spettatori, ha un’audience media irrangiungibile per Internet, ma questo potrebbe anche non essere un difetto.

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La pubblicità in Italia (aggiornamento)

Ieri sono stati pubblicati da Nielsen i dati sull’andamento della pubblicità in Italia per i primi 4 mesi dell’anno (-0,1% rispetto stesso periodo del 2006).
Sembra che la televisione si sia ripresa, almeno in parte: segna infatti un meno 2,6% (rispetto al -4,7% dei primi tre mesi) che comunque vuol dire 50 milioni di euro di investimenti pubblicitari persi dalla TV …

Questo potrebbe significare che non ci deve attendere un tracollo del mercato per il 2007 , si può recuperare ?
RAI e Mediaset non possono comunque sorridere, anche perché la pubblicità televisiva è senza dubbio influenzata dalla crescita della raccolta dei canali satellitari.

Negli altri settori, soffrono le affissioni (-11,1%) mentre la carta stampata se la cava con qualche punto percentuale di crescita.
Ovviamente, gli investimenti su Internet (solo display adv) nel primo quadrimestre sono saliti bene (+42,5%).

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Click Fraud

Ogni tanto mi capita di vedere i dati pubblicati da Click Forensics sul fenomeno del click fraud, rimango sempre stordito dall’ampiezza del fenomeno e mi chiedo sempre se siano dati affidabili.

l click fraud del Pay Per Click (PPC) dicono sia del 14.8% nel primo trimestre 2007, rispetto al 13.7% dello stesso periodo del 2006.
Nell’ambito del search advertising questa percentuale sale al 21,9% ed inoltre, per i termini più utilizzati dagli investitori pubblicitari – definiti come quelli che hanno un costo oltre i 2 dollari per click – la percentuale di frodi sale al 22,2% .

Questo vorrebbe dire che nel 2006 circa 2 miliardi di dollari all’anno di spesa pubblicitaria online (USA considerando solo search e display adv) sono stati “sprecati”. Se in Italia ci fosse la stessa percentuali di frodi, significherebbe che quasi 50 milioni di euro sono di pubblicità fasulla.

E’ chiaro che il problema esiste ma quanto sia esteso veramente non l’ho ancora capito; dobbiamo credere a questi dati ?

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Pubblicità a due velocità

Guardando l’ultimo report IAB sull’evoluzione della pubblicità online negli Stati Uniti, si comprende che la pubblicità su Internet è ancora ben lontana dal raggiungere la maturità come mercato: la crescita è ancora forte + 35%.
E’ un incremento notevole per un mercato che ormai corre da diversi anni; nel 2005 era cresciuto del 30%.

adv_2006_usa.png

Attenzione perché nel dato americano sono compresi anche gli investimenti in classified, mentre in Italia non sono considerati. Anche perché da noi si parla di praticamente solo un player (Pagine Gialle), il secondo (Secondamano) fattura molto ma molto meno.

In Italia, nel 2006 la pubblicità su Internet è crescita di oltre il 40% superando i 200 milioni di euro – si parla di display advertising -, il search advertising vale oltre la metà del display ed i classified sono nelle vicinanze.

Nei primi tre mesi del 2007, la crescita è stata del 44% ( Adv_ITA_1q07 Fonte: Nielsen).
Ma l’elemento più interessante di questo primo scorcio del 2007 è il crollo degli investimenti nella TV: -4,7%, mica male per un mercato che vale circa 4,7 miliardi di euro su oltre 8,7 mld di euro totali.

D’altra parte, l’audience delle TV generaliste nella stagione 2006/2007 è calata di circa il 7% (media giornaliera).

Staremo a vedere se il trend sarà confermato nei prossimi mesi.

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