Archive for the 'Modelli di business' Category

Modelli di business: dal pay al free, al pay, al free…

Negli anni si sono succedute le varie tendenze nei modelli di business da seguire per gli editori ed i proprietari di contenuti in generale.

Se all’inizio la speranza e la tentazione di proporre contenuti in modalità pay ha raccolto molte adesioni. Oggi questa speranza è svanita nella maggior parte dei piani strategici dei portali e degli editori (vedi Financial Times e New York Times per esempio).

Oltre ai quotidiani che hanno abbandonato in gran parte i modelli a pagamento, per esempio c’è anche Google che ha chiuso uno dei pochi business a pagamento che cercava di portare avanti (Google video con contenuti premium).

E’ difficile trovare aree dove il modello pay funzioni. Anche iTunes in realtà non è assimilabile ad un modello pay vero e proprio, la vendita dei contenuti è sostenuta dalla vendita dell’hardware, se questo non fosse il portale non starebbe a galla.

Il mercato Adult è senza dubbio un esempio di business che invece si regge sul modello a pagamento. Un altro è quello dello sport: squadre di calcio, MotoGP, Formula Uno hanno dei servizi a pagamento che offrono contenuti video, anche se di certo l’entità dei ricavi online, rispetto a quelli tradizionali, è ridicola; inoltre, è probabile che nel momento in cui gli utilizzatori online si moltiplicassero, sarebbe meglio passare al modello advertising in alcuni casi.

In sostanza, quando l’audience potenziale supera un certo punto critico, il modello pay può non essere più la scelta migliore; pur restando chiaro che per alcuni canali molto verticali/tematici (in primis l’adult) il pay rimane nell’aria.

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Vodafone che acquista Tele2 (.it e .es)

Vodafone e Tele2

Tele2 è 2,5mni di clienti e 400mila utenti a banda larga, tutti sulla fascia bassa del mercato (infatti Tele2 non era un granché come business).

Cosa significa acquistare un’operatore di telefonia fissa quando sembra solo la telefonia mobile che guadagni in Italia ?
Forse decido di comprarmi i clienti e le infrastrutture per offrire anche la banda larga che sembra richiesta dai consumatori (non mi sembra che ci sia questa corsa, anche se cresce l’adozione). Non sarà che Tele2 mi serve per non perdere i clienti business (si invece che quelli servono a Vodafone) che sempre di più vogliono servizi full managed / outsourcing (chiaramente si tratta di aziende di fascia alta) e quindi mi organizzo per coprire meglio la rete fissa ? Ma non mi sembra Tele2 la risposta, né infrastrutture, né competenze specifiche in quest’area.

Oppure ho soldi da spendere e con la Spagna era proprio un’affare… d’altra parte l’impatto di questa acquisizione sul bilancio Vodafone è limitata.

Chissà come si modificherà la qualità del call center…

Invece, la famosa convergenza (ad oggi) non sembra essere un driver sufficiente a spiegare l’acquisizione, a meno che Vodafone non sia veramente più brava di tutti (forse in Spagna più interessante che da noi).
Intanto, aspettiamo di capire la sorte degli altri operatori, praticamente non ce n’è neanche uno che non vedrà cambi di mano nei mesi a venire.

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IP-TV e DTT pay senza speranze con Sky su misura ?

Da qualche giorno è disponibile una nuova offerta entry level (Sky su misura) da parte di Sky. Con 15 euro al mese di possono avere tre pacchetti: quello news (una dozzina di canali) più due a scelta fra Intrattenimento, Bambini, Documentari e Musica & Teens; tutti con una quindicina di canali.

Questo significa che se già l’IP-TV (e qui intendiamo sempre quella chiusa legata all’offerta banda larga) era in difficoltà, con Fastweb che è ferma da anni a meno di 200mila abbonati e Telecom Italia che fino a poco tempo fa ne aveva poche migliaia, adesso dobbiamo proprio fargli la veglia funebre.

07skysumisura.jpg

Quale può essere il valore di un’offerta IP-TV quando direttamente da Sky per pochi euro al mese e con meno problemi tecnici, posso vedere dei canali di tutto rispetto ?

Mi sembrava che Mediaset stesse valutando di avviare un servizio a canone sulla DTT, potrebbe essere stato questo a spingere Sky a fare una mossa pre-competitiva ?

L’unica certezza è che Sky spazza via la concorrenza potenziale. Gli attori del mercato italiano della TV e delle TLC devono ripensare bene a cosa fare, perché la pay tv satellitare è una lepre.

P.S. Sembra che in UK, BSkyB sarà costretta a vendere la propria partecipazione sulla piattaforma digitale terrestre ITV per interesse pubblico

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Nuovi modelli di business online: dopo il New York Times è il turno del Financial Times

Recentemente, il New York Times ha cambiato il proprio business online, andando verso un modello free. Oggi sul Financial Times è stato annunciato che da metà ottobre cambierà la modalità di fruizione dei contenuti online del quotidiano economico londinese. Si va ancora una volta verso il gratuito, ma non completamente, si tratta di un semi-free, infatti dopo 30 articoli visionati sarà richiesto di abbonarsi.

Financial Times

Una delle motivazioni più interessanti: “Il nuovo approccio permetterà a blog e aggregatori di news di poter linkare i contenuti del Financial Times in precedenza solo disponibili ad abbonati “.
Gli editori hanno a lungo criticato gli aggregatori di news e chi in generale sfruttava i loro contenuti senza autorizzazione. E’ stato compreso che il passaparola permetterà di aumentare l’audience di FT online.

La fuga verso i modelli gratuiti, finanziati dalla pubblicità sembra inarrestabile; il prossimo dovrebbe essere il Wall Street Journal.

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Amazon vende musica senza DRM

Da ieri è possibile acquistare da Amazon musica senza restrizioni, cioé DRM free.

Sebbene Amazon dichiari la disponibilità di oltre 2 milioni di brani, la mancanza di Warner Music, Sony BMG e di tante etichette indipendenti si sente; Universal ed EMI offrono invece musica senza DRM.

Prima di acquistare è possibile ascoltare alcuni secondi del brano ed il pricing è leggermente inferiore a iTunes: ho visto soprattutto dischi da 6 a 9 dollari (ma ha senso parlare ancora di dischi ? ).

Gli mp3 sono a 256Kbps, quindi qualità abbastanza buona. Hanno anche reso disponibile un’applicazione che si interfaccia con iTunes e Windows Media Player. Stranamente non ho avuto problemi pur essendo un utente italiano su Amazon.com, avevo paura che mi si dicesse che il servizio era disponibile solo per il Nord America o altro.

E’ un modello di cui si parlava da tempo e che altre iniziative più piccole avevano cercato di intraprendere. Dal suo successo dipenderanno le scelte delle altre Major della musica e del futuro del modello di business di questo settore. La semplicità del sistema e la libertà da DRM sarà sufficiente a staccare le persone dai sistemi di condivisione gratuita oppure questo è una minaccia solo per iTunes… questo il mio dubbio. In ogni caso si tratta della strada giusta.

In futuro, il modello ottimale potrebbe essere quello di pagare sulla base dell’ascolto (es. pago per le prime 10 volte che lo ascolto e poi non pago più) ma per questo ci vuole tempo e standard che oggi mancano.

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Contenuti free vs pay: vince 5 a zero

Come già detto in altri post, non riesco a vedere online modelli di business vincenti basati sul modello pay.
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Dalla mezzanotte di martedì (ora di New York) il New York Times abbandonerà il modello a pagamento. Sebbene raccogliesse 10 milioni di dollari, la crescita della pubblicità online è tale da non giustificare il modello pay.

Gli utenti online del giornale sono 13 milioni e questo è l’annuncio.

E’ l’ennesimo annuncio in pochi  mesi. Fino a che punto il mercato pubblicitario complessivo può sostenere il boom di spazi che si creano ? E’ chiaro che il problema non sono questi piccoli eventi ma esistono molti mercati, tipicamente pay, che devranno decidere se il modello free sia percorribile (es. home video, musica ecc.).

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