Archive for the 'Modelli di business' Category

Rapporto eContent 2008

Oggi è stato presentato a Roma il terzo rapporto eContent che è stato redatto da NetConsulting (quindi con la mia partecipazione).

Nei prossimi giorni darò un po’ di flash sui diversi mercati analizzati.

Questi i contenuti del Rapporto presentato:

Il mercato italiano dell’e-Content

  • Struttura e valore attuale
  • La catena del valore
  • I modelli di business
  • Valore e composizione del mercato
  • Gli impatti del file sharing

Lo scenario attuale dell’offerta di e-Content: i mercati analizzati

  • News
  • Video
  • Musica
  • Entertainment
  • Beni culturali e Turismo
  • Education

L’evoluzione delle piattaforme d’accesso

  • Internet e il web 2.0
  • La radio digitale
  • Infrastrutture di rete e terminali

Prospettive di sviluppo del mercato e-Content 2008-2009

  • Evoluzioni previste
  • Il principali drivere e le azioni da intraprendere
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Contenuti online: PS3, XBOX, Amazon, iTunes e Netflix

C’è l’assalto alla diligenza dei contenuti online. In questo ultima settimana gli annunci sono stati numerosi e fanno capire la fame di trovare il modello vincente e aggredire Apple sul video dove non ha ancora la leadership come nella musica. iTunes infatti per migliorare il suo servizio ha avviato il noleggio, che si va ad aggiungere alla vendita di contenuti.

Sony ha lanciato questa settimana il servizio di contenuti video da PS3 negli Stati Uniti. Quindi la Playstation attaccata ad Internet permetterà di acquistare film, telefilm, documentari e altro.

Gli accordi con i fornitori di contenuti sono la chiave di questi servizi, Sony ha in catalogo MGM, Lionsgate, Warner, Disney and Paramount; ci sono circa 1200 programmi televisivi e 300 film. Non moltissimi ma è chiaramente all’inizio.
Ci sono anche contenuti in alta definizione ed i prezzi sono di 2 dollari per i programmi TV e 3 dollari per i film a noleggio.

Sony è a sua volta produttrice e quindi già con un suo catalogo; chissà se questo è un vantaggio o uno svantaggio quando deve trattare con i concorrenti per l’acquisto dei diritti.

All’inizio del 2009, il servizio arriverà anche nel Regno Unito.

Microsoft invece questo servizio ce l’ha in ballo da un po’ di tempo e per incrementare l’offerta di contenuti ha fatto un accordo con Netflix, che è un simil Blockbuster che spedisce via posta i DVD negli Stati Uniti ed ha affossato proprio Blockbuster, per accedere alla sua crescente library di contenuti online. Allo stesso tempo Netflix in maggio ha lanciato un proprio set top box (accordo con il fornitore Roku) al costo di 99$ permette di accedere ai film senza sovrapprezzo per gli abbonati al servizio tradizionale. Il modello di Netflix è un po’ particolare, praticamente ti fanno pagare non per quanti DVD noleggi ma per quanti ne puoi avere contemporaneamente a casa; pago il mio canone, 19 dollari mi sembra, e posso avere fino a 3 DVD insieme, appena glieli rispedisco posso averne altri 3. Anche con la XBOX non si dovrà pagare nulla in più se già abbonati di Netflix e la library di Netflix è di 10mila titoli, non male.

Sempre in questi giorni, Amazon ha avviato il servizio di streaming video che si aggiunge a quello di download. Quest’ultimo non ha avuto grande successo, ma d’altra parte obbligare gli utenti a scaricare un software per acquistare film è diverso da andare su un sito web e vedere in streaming all’istante e senza problemi di compatibilità DRM fra MAC e PC. L’immediatezza è una necessità per un utente ed è uno dei punti di forza di Apple, assieme alla semplicità ed al brand.

Mentre sulla musica, Apple ha ormai messo un fosso bello ampio fra lei ed i concorrenti, sul video c’è il televisore di mezzo (o meglio il PC e poi la TV) e quindi è più difficile avere il controllo di questo mercato.

Le console sono lo strumento più efficace per vendere contenuti video. Semplicità, familiarità e sono già sulla TV. Amazon infatti aveva fatto l’accordo con TIVO (uno dei leader nei PVR in USA) perché sperava di saltare a piè pari sulla TV ed anche in questo caso (il nuovo servizio di streaming) è stato annunciato l’accordo per fare arrivare sui televisori Sony equipaggiati con accesso ad Internet, il nuovo servizio di Amazon. Ma la battaglia, oltre che per arrivare sul televisore, è anche sull’ampiezza della library e il nuovo servizi di Amazon dichiara 40mila titoli.

Insomma, negli Stati Uniti la lotta per vendere contenuti video si è infiammata, chiaramente in Europa (escluso UK) i tempi, le modalità e player di riferimento saranno differenti, ma soprattutto non sembra ci possa essere tutta questa concorrenza come oltre oceano.

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Il 50% dei teenager americani non compra più CD

Il compact disk è destinato a diventare un prodotto di nicchia nel breve periodo… il 48% dei teenager americani non ha comprato un cd nell’ultimo anno e contemporaneamente il 21% di tutti gli americani (con età superiore a 12 anni, quindi all’incirca 60milioni) ha comprato musica online.

I CD non scompariranno da un giorno all’altro ma di certo gli acquirenti saranno quasi tutti over 40 nel giro di pochi anni.

E se questo fosse un mercato normale, ci sarebbe un proliferare di negozi online per la vendita della musica; invece questo non è possibile perché solo in pochi sono in grado di accedere alle library facendo accordi con le case discografiche e soprattutto perché esiste un semi-monopolio di un player (Apple) che da innovatore si è ricavato una bella fetta di mercato e gli altri non sembrano in grado di proporre soluzioni alternative per ampliare il mercato lato offerta.

Anche i negozi online che vendono senza DRM fanno molta fatica a stare a galla.

Quello che non si capisce è come mai le case discografiche non siano in grado di prendere in mano la situazione per dare un aiuto al mercato, chi altro lo può fare se non loro ?

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Edicola digitale RCS

La distribuzione completamente digitale dei giornali è storia molto recente. Tempo fa anche un altro quotidiano aveva voluto testare la distribuzione online del giornale completo ma aveva fatto marcia indietro dopo che alcune aziende avevano disdetto numerosi abbonamenti cartacei e acquistato un solo abbonamento per il formato elettronico. Il formato digitale per un anno costa solo 139 euro, per il Corriere o per la Gazzetta; abbonandosi ad entrambi il costo diventa 250 euro.

D’altra parte se ho il file PDF del quotidiano posso “passarlo” ad un numero infinito di altri lettori. Dal punto di vista delle entrate dirette è una perdita, potrebbe essere invece un vantaggio per quanto riguarda le “impression” a fine pubblicitario, si moltiplicano i lettori in modo efficiente. La vera svolta sarebbe l’implementazione di un sistema di tracciamento dell’utilizzo del PDF, per sapere quali articoli vengono letti e quali pubblicità attirano l’attenzione (con la possibilità di cliccare sulle stesse) ma purtroppo non mi risulta sia così.

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Yahoo, un semplice sito con AdSense ?

La chiusura verso Microsoft e l’accordo con Google hanno trasformato Yahoo in un portale come un altro che sfrutta i servizi di raccolta pubblicitaria di Google. Questo non è un male per forza.

I servizi di ricerca di Yahoo e Microsoft non brillavano certo per la pubblicità nei risultati di ricerca, quello di Google è un dominio completo, puro e semplice. Alla fine del 2007, Yahoo aveva provato a lanciare un nuovo motore di advertising legato alla ricerca ma sembra non sia stato sufficiente. Inoltre, il grosso delle revenue da sempre arriva dal display advertising, quindi perché sorprendersi tanto se si vuole raccogliere più pubblicità nelle aree dove si è deboli.

Infine, durante l’ultim anno i siti partner di Yahoo hanno smesso di crescere come raccolta (-5%); se devo affidarmi a qualcuno per raccogliere pubblicità, vado da chi ha il bacino di investitori più ampio possibile (Google), si tratta quasi di un monopolio naturale…

Le revenue di Yahoo del 2007 sono cresciute di un misero 8%, mentre Google sparato un +56%.

La loro composizione: il 52% del fatturato proviene dai siti di proprietà, il 13% da servizi a pagamento ed il 35% dai siti affiliati.

E’ inutile negarlo, Yahoo è diventato quasi come un altro sito di contenuti; quindi si punta sul display dei propri siti e si affida il search a Google, come un editore qualsiasi.

Adesso ci si aspetta un bel cambio al vertice e poi vedremo quale strada prenderanno…

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Disney fa vedere i suoi film online… da non crederci

Il mondo è proprio cambiato, se Disney ha deciso di far vedere dei suoi film online gratis, vuol dire proprio che non c’è ritorno.

Oltretutto con una formula inedita. Si potranno vedere online i film dopo che sono andati in onda sulla tv tradizionale. Alcuni esempi:

  • Finding Nemo è online fino a domani
  • Monsters Inc. sarà sulla ABC il 14 giugno e su Disney.com dal 16 al 20
  • Princess Diaries 2 su ABC il 12 luglio e su Disney.com il 14-18 luglio
  • Peter Pan su ABC il 2 agosto e su Disney.com dal 4 all’8 agosto

Ovviamente tutto riservato al mercato statunitense (quindi all’indirizzo www.Disney.com/WonderfulWorld, non vedrete un bel niente) e tutto gratuito. E’ la prima volta che un player come Disney – che vieta spesso anche il solo noleggio dei suoi film – si spinge con un’iniziativa simile online, e non sembra un esperimento a termine.
Certo, da tempo sperimentano con i telefilm del broadcaster ABC, offre online gratuitamente tutte le puntate di Lost, Grey’s Anatomy e di molti altri da lungo tempo, ma i film Disney tradizionali sono un’altra storia.

Ovviamente la pubblicità è prevista, ma in modalità molto leggere, sembra che ci sia un pre-roll e pubblicità contestuale sul sito, il che mi fa pensare che il video non sia a tutto schermo purtroppo… ma non si può avere tutto.

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In Belgio cercano di fermare Google

In Belgio, Google se la sta vedendo brutta (in realtà per niente). Dopo aver perso una causa lo scorso anno, adesso gli hanno chiesto (l’associazione della carta stampata) di pagare dai 30 ai 50 milioni di euro per risarcimento, avendo indicizzato e mostrato senza i relativi diritti contenuti degli associati.

“The newspaper copyright group Copiepresse said it had summoned Google to appear again before a Brussels court in September that will decide on their claim that they suffered damages of between euro32.8 million ($51.7 million) and euro49.2 million ($77.5 million).

The group called on Google to pay a provisional amount of €4 million ($6.3 million).”
link alla notizia

Entro settembre ci dovrebbe essere l’udienza definitiva.
Sono iniziative senza senso ?
Ormai si da per scontato che tutto sia indicizzato e che non si tratta altro che di pubblicità per chi ha scritto la notizia. Evidentemente in Belgio ancora non la pensano così e anche in Italia qualche editore si sfregava le mani leggendo la notizia. Oppure è semplicemente un modo per spillare qualche soldo e far capire che non bisogna esagerare ?


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il Social Networking non porta soldi a nessuno ?

Da diverso tempo si discute sul fatto che i siti di Social Network non generino i ritorni che in tanti si aspettavano.

MySpace fattura un bel gruzzoletto – sebbene di oltre il 10% inferiore alle aspettative di Murdoch – ma in gran parte deriva da un accordo con Google nel 2006 (scadenza 2009) che è molto favorevole al portale (Google infatti si lamenta).

Social Networking revenues

In realtà, il problema è che questi portali hanno iniziato da poco a sperimentare veramente con la pubblicità e che esistono così tanti network online che gli utenti fanno abbanstanza in fretta a cambiare.

Inoltre, sono sempre convinto che le community più interessanti in futuro saranno quelle più piccole e verticali. Questo non vuol dire che MySpace e Facebook avranno un ruolo rilevante, semplicemente penso che si trasformeranno lentamente per migliorare e gestire gruppi più omogenei.
E’ chiaro che Google e gli altri non stanno a guardare

Comunque con tutti i suoi utenti e la valutazione stellare che ha avuto Facebook, nel 2007 ha raccolto meno di 150 mn di dollari, e sembra che Microsoft incrementerà la sua quota. Tutti i portali si Social Networking messi assieme valgono circa il 4% del mercato pubblicitario americano online … non moltissimo tenendo conto che i due leader sono fra i siti più visitati in assoluto.

Nel primo giorno di vendita il gioco GTA4 ha fatto 300 milioni di dollari… ma questa è un’altra storia.

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