Industria dei contenuti: crisi o no ?
L’industria della musica è veramente in crisi ? Senza dubbio ha goduto di rendite per anni ed oggi sconta un processo di distruzione del valore, come in tanti mercati legati ad Internet e non è certo facile gestire la transizione.
Ci sono da anni molte discussioni sull’argomento (vedi di recente quintarelli) e ancora per molto se ne parlerà (se ne dovrà parlare).
Dato un mercato dove lo scambio illegale è diventata non solo la modalità meno costosa ma anche – soprattutto ! – quella più immediata, sembra che proprio il modello di business di chi vive di musica deve cambiare.
Si torna agli inizi, quando i cantanti guadagnavano sulla base di quanto tempo dedicavano ad andare in giro per il mondo a cantare ?
Il Rapporto IFPI parla di un 95% di download illegale. Il digitale vale solo il 20% del fatturato dell’industria musicale.
Inoltre, come dice bene Stefano, anche il mondo dell’entertainment è cambiato. Il tempo dedicato ad ascoltare la musica si è senza dubbio ridotto con Internet, o comunque è cambiato. I consumi si sono spostati senza dubbio sul gaming, che è una delle poche industrie che continua a crescrere con forza. D’altra parte 10 anni fa non si sarebbe pensato che ci sarebbero stati 12 milioni di giocatori diposti a pagare 12 euro al mese per un gioco (un dato sul gaming).
Per quanto riguarda i contenuti giornalistici, il grande problema è stato sottovalutare la necessità di uno standard mondiale per i micropagamenti. Se 10 anni fa avessero iniziato a trovare una soluzione forse oggi sarebbe più facile convincere a pagare pochi cent per un contenuto e i navigatori si sarebbero abituati a dare pochi spiccioli per leggere un contenuto di qualità. Invece, soprattutto sull’online, gli editori hanno riempito di spazi i loro portali con informazioni e pattume vario che ne hanno ridotto il prestigio senza portare grandi benefici economici. E senza qualità su Internet hai perso in partenza. Sei uno come altri migliaia che riportano le poche righe di una informazione standard e senza commento serio e senza un minimo di ricerca/inchiesta che è l’unica cosa che dovrebbe veramente contraddistinguere un giornalista da un navigatore/blogger a tempo perso. D’altra parte fare giornalismo di qualità in un Paese dove si può parlare poco e di pochi, diventa difficile.
In definitiva, si dovrà raggiungere proprio il fondo prima di rivedere la luce. E la questione dei micropagamenti rimane sul piatto, nonostante ci si aspetti un forte scossone dall’introduzione della nuova direttiva europea sulle payment institutions che permetterà a molti operatori di diventare gestori di moneta elettronica in modo più semplice rispetto al passato.
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