Pubblicità negli User Generated Content
Stavo scrivendo un post su queste previsioni di eMarketers del mercato UGC, ma Tommaso Tessarolo mi ha preceduto, quindi vado al sodo.
Gli 8 miliardi di dollari di pubblicità derivata dagli UGC nel 2011 non sono poi così tanti… e stiamo parlando di mercato mondiale. Inoltre, sono la metà della pubblicità online negli Stati Uniti oggi (2006) e la quota statunitense di questi 8 miliardi di dollari sarà di oltre il 50%.
E’ chiaro che i mercati nazionali avranno un ruolo molto limitato (soprattutto quelli non di lingua inglese), ma ci saranno comunque grandi potenzialità negli User Generated Content.
A mio parere, le questioni fondamentali sono:
- la possibilità di creare contenuti video che nessuno trasmetterebbe alla televisione perché poco appealing per un mercato di massa (banale effetto long tail)
- crollo delle barriere all’entrata per produzioni video grazie ai costi ormai irrosori
- la disintermediazione nella pubblicità online; questo è il punto che considero fondamentale. Se ci sarà una completa libertà di creare tipologie di contenuti che fino ad oggi non hanno avuto spazio sui media tradizionali perché scomodi o rischiosi dal punto di vista pubblicitario, ci sarà veramente la possibilità di vedere crescere dei canali video User Generated Content ed in generale SemiPro (o ProAm). Questo sarà possibile grazie al fatto che gli investimenti pubblicitari su Internet non sono, come per i media tradizionali, legati a doppio nodo alla tipologia di contenuto (non viene fatta pubblicità perché il contenuto o il produttore sono rischiosi, non sono in linea con l’investitore o altre motivazioni non rilevanti dal punto di vista dell’efficienza della campagna) ma sono in buona parte decisi dalla piattaforma software che effettua scelte solo sulla base della maggiore efficienza dell’investimento.
Per concludere, potremmo valutare quanto potrebbe valere il mercato pubblicitario online in Italia nel 2011. Facendo due percorsi diversi mi è ritornata praticamente la stessa cifra, prima ho mantenuto le proporzioni attuali fra il mercato statunitense e quello italiano , poi ho provato a partire dagli 8 miliardi di dollari e sono arrivato alla quota italiana. In entrambi i casi mi risulta una cifra nell’ordine dei 140 milioni di dollari (e non mi sembrano pochi).
A mio parere, il grado di libertà che ci sarà in futuro nel creare contenuti e nel raccogliere pubblicità senza doversi preoccupare di linee editoriali ma solo dell’audience, determinerà una parte del successo di questo mercato.
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